domenica 23 aprile 2017

La parabola del fabbro di spade


Tanto, tanto tempo fa, in una terra lontana, viveva unfabbro di spade, conosciuto in tutto il mondo per la sua sublime capacità di forgiare il ferro e trasformarlo in spade eleganti e letali.
Un giorno, il racconto dell’incredibile abilità del fabbro di spade giunse a corte, ed il Re, affascinato da questa storia, volle incontrare quanto prima un suddito tanto dotato. I cavalieri del Re iniziarono a cercare il fabbro di spade in lungo ed in largo, setacciando l’intero regno, finché non lo trovarono in un piccolo villaggio vicino alle montagne. Di fronte all’invito del Re, il fabbro di spade non poté fare altro che accettare e, salutata la propria famiglia, seguì i cavalieri a corte.
Durante il loro primo incontro, il Re fu subito affascinato dall’umiltà e dalla gentilezza del fabbro di spade e decise di ricambiarla con altrettanta cortesia. Dopo una breve chiacchierata, il Re fece al fabbro di spade la domanda che poneva a tutti i grandi maestri ed esperti della sua corte: “Fabbro di spade, dimmi, qual è il tuo segreto? Come riesci a forgiare spade tanto belle?
Il fabbro di spade, per nulla intimorito, rispose al proprio Re con reverenza, ma fermezza: “Sire, non esiste alcun segreto“. Il Re sembrava perplesso, ma lasciò continuare il suo ospite. “Fin da quando ero bambino ho avuto l’opportunità di osservare, prima mio nonno e poi mio padre, lavorare il ferro.
Come catturato dall’estasi dei ricordi il fabbro di spade continuò il suo racconto. “Ben presto mi innamorai di questa arte che forgia elementi tanto potenti della natura: il ferro, il fuoco e l’acqua. Vedere nascere spade così eleganti dal ferro grezzo non solo affascinò la mia mente, ma catturò anche il mio cuore. Fu allora che, ancora bambino, decisi che sarei diventato il più grande fabbro di spade del mondo.
Il Re e tutta la corte continuarono ad ascoltare in silenzio l’umile artigiano. “Crescendo, lessi tutti il libri che furono scritti sull’arte della fabbricazione della spada ed imparai ogni tecnica sulla lavorazione del ferro. Non solo. Se un libro non conteneva la parola ‘spada’, se una discussione non trattava della lavorazione del ferro, ed in generale, se un’attività non aveva nulla a che fare con le spade, semplicemente non sprecavo il mio tempo con essa. Credo che sia questo il segreto della mia eccellenza Maestà.

venerdì 23 gennaio 2015

Meditazione del quarto Chakra: Anahata



MEDITAZIONE DEL 4 CHAKRA: ANHATA


Allontanate ogni tensione…più respirate e più siete tranquilli e rilassati….immaginate che sia una bellissima giornata estiva e state passeggiando a piedi nudi sul verde prato….sentite il fresco dell’erba sotto i vostri piedi…ora guardate attentamente l’erba e le diverse sfumature del colore verde sul singolo filo….meditate sul colore verde….iniziate ad assorbire le vibrazione del colore verde dai piedi fino a raggiungere ogni parte del vostro corpo….fate crescere l’intensità del colore fino a sentire le vibrazioni guaritrici in ogni parte del vostro corpo….dirigete la forza del colore verde al 4 chakra…..o chakra del cuore…..fate crescere in voi le emozioni…i sentimenti in reazione al colore verde…..osservate e notate l’effetto che hanno su di voi…..adesso fate spegnere il colore fino a che sentire l’erba sotto i vostri piedi….contemplate l’esperienza che avete appena vissuto….
Ora respirate una luce purissima, una luce verde smeraldo che entra in voi e si adagia per poi espandersi nel vostro cuore…cercate di espandere questa luce dal vostro cuore e in tutto l’essere…diventate luce….adesso sprigionate tutte le vostre emozioni di luce ed amore…spargete luce in tutto il creato…date luce e amore alla terra, agli uomini,agli insetti, agli alberi…a tutto….spargete luce anche all’Universo…a tutto dalla terra all’universo…tutto è pieno di luce ed amore….le vostre vibrazioni di luce e amore sono dappertutto …tenetele ferme…Voi siete amore….una luce amorevole, immensa energia si sprigiona dal vostro cuore…il vostro amore è in ogni dove…la vostra benedizione è sul tutto…tutto è benedetto da voi…vibrate amore…vibrate pace…vibrate libertà…tutti siamo uno …tutti siamo amore….
Sentite il vostro cuore che batte dai giorni vissuti nell’utero, sentite per quanto tempo è stato lì….continua a battere senza mai smettere….senza mai smettere…ascoltate profondamente e udite un suono silenzioso: anahata, anahata, anahata…..a che cosa anela il vostro cuore?in che cosa troverà pace? Per che cosa piange il vostro cuore? Adesso liberate i sogni e le speranza per volare sulle ali del mutamento e poi tornare sulle ali dell’amore…..non siete soli….il vostro pianto riecheggia in migliaia di altri cuori….se ascoltate potete udirli….battere…battere…battere…dentro ogni persona trovate un cuore…ovunque intorno a voi trovate il cuore….nelle profondità del vostro io trovate il cuore…ogni volta che tocchiamo, tocchiamo il cuore….
In ognuno c’è amore che attende di essere dolcemente svelato….toccate il cuore della persona che amate….sentite il cuore così simile al vostro: che spera, guarisce, respira e sente….è il suono dell’amore….

lunedì 5 agosto 2013

CENTRO DI GRAVITA' PERMANENTE
Nel pensiero di Gurdjieff la lotta dell’uomo per conquistare un centro di gravità permanente.
L’uomo, secondo Gurdjieff, è una pluralità, e il suo nome è legione, ci siamo occupati di un aspetto caratteristico dell’insegnamento esoterico di Georges Ivanovic Gurdjieff, ossia della dottrina secondo la quale l’uomo non possiede un Io, ma deve, per così dire, conquistarselo, dominando le mille voci contrastanti e le mille pretese egemoniche dei tanti piccoli ‘io’ che, volta a volta, impongono alla coscienza le loro emozioni, i loro desideri e i loro pensieri, trascinati a loro volta dagli innumerevoli stimoli esterni. Abbiamo anche notato come tale dottrina si possa ricollegare da un lato alla generale crisi dell’Io determinatasi, negli anni del Decadentismo, nella cultura occidentale, dall’altra ad antichissimi insegnamenti delle filosofie orientali, di cui egli era un notevole conoscitore, e, in modo particolare, al Buddhismo Theravada e alla controversa nozione del non-Sé . Esiste l’anima dell’uomo nella filosofia buddhista?
Ora vogliamo fare un passo avanti e prendere in esame un altro importante aspetto dell’insegnamento del geniale e sconcertante maestro della liberazione dell’uomo, il quale di se stesso diceva ai suoi discepoli: «Io non sono la risposta, sono soltanto una Guida sulla via che porta alla vetta». Intendiamo riferirci alla dottrina dei “sette uomini”, ossia delle sette categorie (non livelli, perché le prime tre sono immobili) sui quali  può svilupparsi l’evoluzione interiore dell’uomo. Come per i teosofi, anche per Gurdjieff il numero sette sembra esercitare un fascino irresistibile. L’Universo, ad esempio, è distribuito in un settemplice “raggio di creazione” che scende dall’Assoluto e, giù giù, a Tutti i mondi; Tutti i soli; il Sole; Tutti i pianeti; i Pianeti; la Terra; la Luna. Gli esseri umani, come ogni altra realtà terrestre, sono sottoposti all’influenza irresistibile della Luna, anzi subiscono dal nostro satellite una vera e propria forma di dominio: la lotta per affermare la libertà e l’autonomia della coscienza è la lotta per sottrarsi al dominio delle forze lunari. Non solo: l’intero Universo è sottoposto alla cosiddetta legge dell’ottava, seconda la quale, così come le vibrazioni sonore sono organizzate in una scala di sette toni, la stessa cosa avviene per la luce, il calore, le vibrazioni chimiche e magnetiche. Ecco allora che le sette note do, re, mi, fa, sol,la, si, sono la misura di una suprema armonia universale che pervade ogni cosa e che tende a ritornare su se stessa, descrivendo un cerchio completo, così come il do maggiore segna l’inizio di una nuova serie di sette suoni. Questo aspetto della dottrina di Gurdjieff si ricollega abbastanza esplicitamente all’antichissima tradizione pitagorica, basata sull’idea di una piena e perfetta corrispondenza fra l’Universo, la musica e la matematica Tornando alla dottrina delle sette categorie dell’evoluzione umana (evoluzione che non è un fatto spontaneo, ma intenzionale), riteniamo utile esporla brevemente mediante la testimonianza del più insigne allievo di Gurdjieff, il filosofo russo P. D. Ouspensky, il quale – come il giovane Platone neiconfronti di Socrate – raccolse amorevolmente le parole del Maestro, per trasmetterle alla posterità. Scrive, dunque, Ouspensky nel suo libro Frammenti di un insegnamento sconosciuto.

venerdì 29 marzo 2013

osservazione



Dovete osservare, come osservate una lucertola che passa, che sguscia attraverso il muro, vedendo tutte le sue quattro zampe, il modo in cui si infila nel muro; dovete osservarla, e mentre lo fate, ne vedete tutti i movimenti, la delicatezza dei suoi movimenti. Così, allo stesso modo, osservate il vostro pensare, non correggetelo, non sopprimetelo – non dite che è troppo difficile – solo osservatelo, ora, questa mattina." (J. Krishnamurti)



La tua pace interiore è il più bel regalo che puoi fare agli altri. (Lama Gangchen)
Sembrerebbe scontato, ma tu, la pace interiore, ce l'hai? E' probabile che tu la conosca già. Suppongo ti sarà capitato di vivere momenti particolarmente estatici o, per lo meno, intensi. Brevi frangenti durante cui ti sei sentito rapito e in sintonia con l'universo intero. E' anche ragionevole credere che il loro impatto ti abbia lasciato una traccia interiore. Bene, quando hai tempo, fermati un attimo, chiudi gli occhi, rivivi quell'esperienza e circoscrivine il ricordo. Quindi segui per qualche istante la traccia mnemonica che ti consente di richiamare appieno quella specifica sensazione di benessere. Immergiti nella sua rievocazione. Dopo qualche attimo la reminiscenza del flashback di pace interiore riattrarrà l'antica sensazione rendendola, se possibile, ancora più viva. A questo punto preservala, custodiscila come il più prezioso dei tesori possibili. Ma la meditazione è solo all'inizio. Ora condividi in silenzio – senza darlo minimamente a vedere – la tua sensazione di pace interiore con chiunque abbia la fortuna d'incontrarti. Proietta l'amicizia, l'affetto, la gratitudine su tutti gli esseri di luce con cui t'imbatterai lungo il cammino, ma non svelare mai il tuo segreto. Non rivelarlo mai, nemmeno se ti fosse chiesto espressamente. Giacché il suo potere è correlato alla discrezione e alla bontà con cui ne fai uso.

martedì 9 ottobre 2012

Gli ordini dell'Amore di Bert Hellinger

“Ordini dell’amore”

Come affermato dalla Psicologia sociale in primis, ogni essere umano sente l'esigenza di appartenere ad un gruppo sociale (famiglia, nazione, religione, clan,tribù,setta...). L'appartenenza ad un gruppo sociale tutela e, in certi termini, ha garantito e garantisce la sopravvivenza. Ciascun gruppo è un "sistema" che stabilisce e fa percepire a tutti i suoi componenti cosa è "corretto, giusto" e cosa è "scorretto/sbagliato", creando i cosiddetti "ordini di appartenenza". Il concetto di “ordine” rimanda sia ad un aspetto cronologico ( secondo l'ordine di arrivo nella vita: chi è arrivato prima e chi è arrivato dopo ) così come ad un aspetto di disposizione giusta, legittima, appropriata, corretta, equilibrata delle cose. Per Bert Hellinger, gli "ordini dell'amore" nella famiglia sono ordini strutturali fissi che vengono attuati naturalmente ed in maniera per lo più inconsapevole dai vari membri di una famiglia allo scopo di mantenere in equilibrio il "sistema familiare" e provvedere alla sua sopravvivenza; ordini che creano l'appartenenza al clan. Per Hellinger gli "ordini dell'amore" sono "componenti arcaiche" della struttura familiare, di tale forza da agire sui destini dei singoli membri della famiglia e influire in modo incisivo nella loro vita; questi ordini sono prefissati e come per il sistema delle costellazioni stellari esiste un ordine ( anche se in continua trasposizione ) così esiste un ordine nel sistema "costellazioni familiari". Tre leggi caratterizzano gli ordini dell'amore; la legge dell'Appartenenza, la legge dell'Ordine Sacro e la legge dell'Equilibrio.”Legge dell'Appartenenza”
Questa legge fa riferimento al fatto che ogni membro di un sistema familiare ha il diritto assoluto di fare parte del sistema-famiglia e di essere nella sua collocazione legittima. Non vi debbono essere giudizi interni alla famiglia in merito a chi sia migliore o peggiore degli altri né a chi abbia più o meno diritto di essere parte della famiglia stessa. Tutti i membri hanno il medesimo diritto di fare parte del clan, ora e da sempre.

 ”Legge dell'Ordine Sacro”

Ogni essere umano è unico e, all'interno della famiglia, ogni membro ha una posizione unica, insostituibile e speciale in relazione a tutti gli altri. Questa posizione nasce nel momento in cui la persona entra nella vita della famiglia e nessun altro può o deve occupare il posto che le spetta di diritto.

 "Legge dell'Equilibrio ed Esclusione"

Nel "sistema familiare" vige un senso dell'appartenenza, dell'ordine ma anche dell'equilibrio. Ognuno è pienamente responsabile di ciò che fa e le conseguenze di ogni azione portata a termine da un componente della famiglia ricadono su tutto il sistema, se il responsabile non se ne fa carico. Anche ogni torto commesso, all'interno della famiglia, nei confronti di un predecessore deve trovare la sua compensazione tramite un successore ( c'è un ricordo della Nemesi storica). La "coscienza familiare", che tende sempre all'equilibrio, si fa carico delle persone escluse e dimenticate dalla famiglia stessa ( a seguito di emarginazione sociale, menomazioni fisiche o mentali,carcerazione, omosessualità, emigrazione, scelte religiose, morte precoce, nascita non riconosciuta ) e ha come scopo quello di “reintregare” l'escluso nella ricordo della famiglia, consentendogli di avere un posto e una dignità nel simbolico "cuore" della famiglia stessa.

 “Irretimento “

Pertanto Hellinger afferma che se un predecessore ( un membro della famiglia ) è escluso o dimenticato dalla famiglia stessa, nel sistema agisce una pressione – la coscienza collettiva per lo più inconsapevole - affinché un successore se ne faccia carico e ne difenda il ricordo e il diritto, andandosi ad identificare con lui/lei, a volte riprendendone il destino ( ripercorrendone la malattia, le difficoltà di vita o anche la morte ). Hellinger parla allora di "irretimento" che si manifesta nelle forme concettuali di “ti seguo nel destino”; “vado io io al tuo posto”; “ voglio espiare la tua colpa” ( vedi in seguito ).

 “Ordine gerarchico”

Per ordine gerarchico-temporale, in una famiglia verrà sempre prima il padre e la madre, poi i figli (inclusi tutti i "non nati" o morti ) dal maggiore al minore. I genitori, i "grandi", hanno donato la vita ai figli, i "piccoli"; questo è già sufficiente perché un/a figlio/a debba rispetto verso chi lo ha generato. Ogni giudizio negativo di un/a figlio/a nei confronti di un genitore pone il/la figlio/a in condizione di superiorità rispetto a colui che gli ha dato la vita e che “viene prima” e pertanto, a seguito di ciò, il/la figlio/a si pone fuori dall'ordine, genera una disarmonia che sfocerà in un conflitto. Hellinger afferma che, rifiutando un genitore, si crea come un nodo che, invece di aiutare il/la figlio/a a slegarsi da chi lo “ha generato e preceduto”, crea un vero legame vincolante. In un certo senso “noi siamo i nostri genitori” ; accettarli significa accettare se stessi. In questo caso, il “sì” verso un padre o una madre rifiutati non è un “sì” di obbedienza ma di accettazione, che invero favorisce il distacco, aiuta a sciogliere il nodo, proprio tramite l' “inclusione” del genitore nella vita del figlio/a.

 “Amore cieco”

Il vincolo che unisce un/a figlio/a ai propri genitori è per molti versi inconscio. L'amore arcaico che unisce i figli a coloro che li hanno messi al mondo supera anche l'effettivo contatto ( un/a figlio/a può essere cresciuto da altre persone ) o i sentimenti in atto ( “accetto mia madre ma non mio padre”), in maniera invero incondizionata. Spesso un/a figlio/a manifesta il naturale e profondo amore verso i propri genitori con un amore senza condizioni ma anche “ cieco", che li spinge a copiare o a prendere su di sé il destino del proprio genitore. Questo fa sì che alcuni figli siano pronti a sacrificare la propria esistenza per coloro da cui hanno avuto la vita: pertanto Hellinger afferma che, seguendo le inconsapevoli affermazioni “vado io al tuo posto”, “ voglio espiare la tua colpa” , “ti seguo nel tuo destino”, un/a figlio/a fa ciò che gli è possibile per seguire o sostituire – spesso in un destino di fallimento, isolamento, malattia o morte – il proprio genitore.

 “Movimento interrotto”

I genitori, e specialmente la madre, donano amore, sicurezza, senso di protezione, fiducia ai propri figli e questi ultimi ne sono appagati. Ogni figlio/a dipende in maniera totale dai genitori ed in maniera particolare dalla propria madre, con la quale vige un rapporto non solo di dipendenza ma di unione simbiotica; infatti, ogni neonato non ha ancora sviluppato i propri confini e non sa distinguere tra se stesso e la propria madre. Se durante la gravidanza - o durante il parto o nei primi due anni di vita - un evento traumatico, prolungato nel tempo, crea una separazione e spezza il rapporto figlio/a-genitore, si ha il cosiddetto “movimento interrotto”. Una gravidanza portata a termine in uno stato di pericolo ( per cause quali guerra, carestia, rischi sociali, salute fisica ), piuttosto che gravi difficoltà nel parto o, ancora di più, lunghe malattie fisiche della madre o del bambino subito dopo il parto sono fonte di questo “movimento interrotto”, che culmina nella angosciante e traumatica esperienza della morte della madre durante il parto o poco dopo di questo. Chi ha subìto un tale shock ha uno schema di comportamento che lo spinge a cercare ciò che desidera ma, nello stesso tempo, evita qualsiasi possibilità per ottenerlo. Per trovare una soluzione a questo caso Hellinger fa interagire le Costellazioni con la "Holding Therapy" di Jirina Prekop.