“Ordini dell’amore”
Come affermato dalla
Psicologia sociale in primis, ogni essere umano sente l'esigenza di appartenere ad un gruppo sociale (
famiglia,
nazione,
religione,
clan,
tribù,
setta...). L'appartenenza ad un gruppo
sociale tutela e, in certi termini, ha garantito e garantisce la sopravvivenza. Ciascun gruppo è un
"sistema"
che stabilisce e fa percepire a tutti i suoi componenti cosa è
"corretto, giusto" e cosa è "scorretto/sbagliato", creando i cosiddetti
"ordini di appartenenza". Il concetto di “
ordine” rimanda sia ad un aspetto
cronologico (
secondo l'ordine di arrivo nella vita: chi è arrivato prima e chi è arrivato dopo
) così come ad un aspetto di disposizione giusta, legittima,
appropriata, corretta, equilibrata delle cose.
Per Bert Hellinger, gli "ordini dell'amore" nella famiglia sono ordini
strutturali fissi che vengono attuati naturalmente ed in maniera per lo
più inconsapevole dai vari membri di una famiglia allo scopo di
mantenere in equilibrio il "sistema familiare" e provvedere alla sua
sopravvivenza; ordini che creano l'appartenenza al clan. Per Hellinger
gli "ordini dell'amore" sono "componenti arcaiche" della struttura
familiare, di tale forza da agire sui destini dei singoli membri della
famiglia e influire in modo incisivo nella loro
vita; questi ordini sono prefissati e come per il sistema delle
costellazioni
stellari esiste un ordine ( anche se in continua trasposizione ) così
esiste un ordine nel sistema "costellazioni familiari". Tre leggi
caratterizzano gli ordini dell'amore; la
legge dell'Appartenenza, la
legge dell'Ordine Sacro e la
legge dell'Equilibrio.
”Legge dell'Appartenenza”
Questa legge fa riferimento al fatto che ogni membro di un sistema familiare ha il
diritto assoluto di fare parte del sistema-famiglia e di essere nella sua collocazione legittima. Non vi debbono essere
giudizi
interni alla famiglia in merito a chi sia migliore o peggiore degli
altri né a chi abbia più o meno diritto di essere parte della famiglia
stessa. Tutti i membri hanno il medesimo diritto di fare parte del clan,
ora e da sempre.
”Legge dell'Ordine Sacro”
Ogni essere
umano
è unico e, all'interno della famiglia, ogni membro ha una posizione
unica, insostituibile e speciale in relazione a tutti gli altri. Questa
posizione nasce nel momento in cui la persona entra nella vita della
famiglia e nessun altro può o deve occupare il posto che le spetta di
diritto.
"Legge dell'Equilibrio ed Esclusione"
Nel "sistema familiare" vige un senso dell'appartenenza, dell'ordine
ma anche dell'equilibrio. Ognuno è pienamente responsabile di ciò che fa
e le conseguenze di ogni azione portata a termine da un componente
della famiglia ricadono su tutto il sistema, se il responsabile non se
ne fa carico. Anche ogni torto commesso, all'interno della famiglia,
nei confronti di un predecessore deve trovare la sua compensazione
tramite un successore ( c'è un ricordo della
Nemesi storica).
La "coscienza familiare", che tende sempre all'equilibrio, si fa carico
delle persone escluse e dimenticate dalla famiglia stessa ( a seguito
di
emarginazione sociale,
menomazioni fisiche o mentali,
carcerazione,
omosessualità,
emigrazione, scelte
religiose,
morte precoce,
nascita
non riconosciuta ) e ha come scopo quello di “reintregare” l'escluso
nella ricordo della famiglia, consentendogli di avere un posto e una
dignità nel simbolico "cuore" della famiglia stessa.
“Irretimento “
Pertanto Hellinger afferma che se un predecessore ( un membro della
famiglia ) è escluso o dimenticato dalla famiglia stessa, nel sistema
agisce una pressione – la
coscienza collettiva per lo più
inconsapevole - affinché un successore se ne faccia carico e ne difenda
il ricordo e il diritto, andandosi ad identificare con lui/lei, a volte
riprendendone il
destino
( ripercorrendone la malattia, le difficoltà di vita o anche la morte
). Hellinger parla allora di "irretimento" che si manifesta nelle forme
concettuali di “
ti seguo nel destino”; “
vado io io al tuo posto”; “
voglio espiare la tua colpa” ( vedi in seguito ).
“Ordine gerarchico”
Per ordine gerarchico-temporale, in una famiglia verrà sempre prima
il padre e la madre, poi i figli (inclusi tutti i "non nati" o morti )
dal maggiore al minore. I genitori, i "
grandi", hanno donato la vita ai figli, i "
piccoli";
questo è già sufficiente perché un/a figlio/a debba rispetto verso chi
lo ha generato. Ogni giudizio negativo di un/a figlio/a nei confronti di
un genitore pone il/la figlio/a in condizione di superiorità rispetto a
colui che gli ha dato la vita e che “viene prima” e pertanto, a seguito
di ciò, il/la figlio/a si pone fuori dall'ordine, genera una disarmonia
che sfocerà in un
conflitto.
Hellinger afferma che, rifiutando un genitore, si crea come un nodo
che, invece di aiutare il/la figlio/a a slegarsi da chi lo “ha generato e
preceduto”, crea un vero legame vincolante. In un certo senso “
noi siamo i nostri genitori” ;
accettarli significa accettare se stessi. In questo caso, il “sì” verso
un padre o una madre rifiutati non è un “sì” di obbedienza ma di
accettazione, che invero favorisce il distacco, aiuta a sciogliere il
nodo, proprio tramite l' “inclusione” del genitore nella vita del
figlio/a.
“Amore cieco”
Il vincolo che unisce un/a figlio/a ai propri genitori è per molti
versi inconscio. L'amore arcaico che unisce i figli a coloro che li
hanno messi al mondo supera anche l'effettivo contatto ( un/a figlio/a
può essere cresciuto da altre persone ) o i sentimenti in atto ( “
accetto mia madre ma non mio padre”),
in maniera invero incondizionata. Spesso un/a figlio/a manifesta il
naturale e profondo amore verso i propri genitori con un amore senza
condizioni ma anche “ cieco", che li spinge a copiare o a prendere su
di sé il destino del proprio genitore. Questo fa sì che alcuni figli
siano pronti a sacrificare la propria esistenza per coloro da cui hanno
avuto la vita: pertanto Hellinger afferma che, seguendo le inconsapevoli
affermazioni “
vado io al tuo posto”, “
voglio espiare la tua colpa” , “
ti seguo nel tuo destino”,
un/a figlio/a fa ciò che gli è possibile per seguire o sostituire –
spesso in un destino di fallimento, isolamento, malattia o morte – il
proprio genitore.
“Movimento interrotto”
I genitori, e specialmente la
madre, donano
amore,
sicurezza, senso di
protezione,
fiducia ai propri figli e questi ultimi ne sono appagati. Ogni figlio/a
dipende in maniera totale dai genitori ed in maniera particolare dalla
propria madre, con la quale vige un rapporto non solo di dipendenza ma
di unione
simbiotica; infatti, ogni
neonato non ha ancora sviluppato i propri
confini e non sa distinguere tra se stesso e la propria madre. Se durante la
gravidanza - o durante il
parto
o nei primi due anni di vita - un evento traumatico, prolungato nel
tempo, crea una separazione e spezza il rapporto figlio/a-genitore, si
ha il cosiddetto “
movimento interrotto”. Una gravidanza portata a termine in uno stato di pericolo ( per cause quali
guerra,
carestia,
rischi sociali, salute fisica ), piuttosto che gravi difficoltà nel
parto o, ancora di più, lunghe malattie fisiche della madre o del
bambino subito dopo il parto sono fonte di questo “movimento
interrotto”, che culmina nella angosciante e traumatica esperienza della
morte della madre durante il parto o poco dopo di questo. Chi ha subìto
un tale
shock ha uno
schema di comportamento che lo spinge a cercare ciò che
desidera
ma, nello stesso tempo, evita qualsiasi possibilità per ottenerlo. Per
trovare una soluzione a questo caso Hellinger fa interagire le
Costellazioni con la "
Holding Therapy" di Jirina Prekop.