martedì 9 ottobre 2012

Gli ordini dell'Amore di Bert Hellinger

“Ordini dell’amore”

Come affermato dalla Psicologia sociale in primis, ogni essere umano sente l'esigenza di appartenere ad un gruppo sociale (famiglia, nazione, religione, clan,tribù,setta...). L'appartenenza ad un gruppo sociale tutela e, in certi termini, ha garantito e garantisce la sopravvivenza. Ciascun gruppo è un "sistema" che stabilisce e fa percepire a tutti i suoi componenti cosa è "corretto, giusto" e cosa è "scorretto/sbagliato", creando i cosiddetti "ordini di appartenenza". Il concetto di “ordine” rimanda sia ad un aspetto cronologico ( secondo l'ordine di arrivo nella vita: chi è arrivato prima e chi è arrivato dopo ) così come ad un aspetto di disposizione giusta, legittima, appropriata, corretta, equilibrata delle cose. Per Bert Hellinger, gli "ordini dell'amore" nella famiglia sono ordini strutturali fissi che vengono attuati naturalmente ed in maniera per lo più inconsapevole dai vari membri di una famiglia allo scopo di mantenere in equilibrio il "sistema familiare" e provvedere alla sua sopravvivenza; ordini che creano l'appartenenza al clan. Per Hellinger gli "ordini dell'amore" sono "componenti arcaiche" della struttura familiare, di tale forza da agire sui destini dei singoli membri della famiglia e influire in modo incisivo nella loro vita; questi ordini sono prefissati e come per il sistema delle costellazioni stellari esiste un ordine ( anche se in continua trasposizione ) così esiste un ordine nel sistema "costellazioni familiari". Tre leggi caratterizzano gli ordini dell'amore; la legge dell'Appartenenza, la legge dell'Ordine Sacro e la legge dell'Equilibrio.”Legge dell'Appartenenza”
Questa legge fa riferimento al fatto che ogni membro di un sistema familiare ha il diritto assoluto di fare parte del sistema-famiglia e di essere nella sua collocazione legittima. Non vi debbono essere giudizi interni alla famiglia in merito a chi sia migliore o peggiore degli altri né a chi abbia più o meno diritto di essere parte della famiglia stessa. Tutti i membri hanno il medesimo diritto di fare parte del clan, ora e da sempre.

 ”Legge dell'Ordine Sacro”

Ogni essere umano è unico e, all'interno della famiglia, ogni membro ha una posizione unica, insostituibile e speciale in relazione a tutti gli altri. Questa posizione nasce nel momento in cui la persona entra nella vita della famiglia e nessun altro può o deve occupare il posto che le spetta di diritto.

 "Legge dell'Equilibrio ed Esclusione"

Nel "sistema familiare" vige un senso dell'appartenenza, dell'ordine ma anche dell'equilibrio. Ognuno è pienamente responsabile di ciò che fa e le conseguenze di ogni azione portata a termine da un componente della famiglia ricadono su tutto il sistema, se il responsabile non se ne fa carico. Anche ogni torto commesso, all'interno della famiglia, nei confronti di un predecessore deve trovare la sua compensazione tramite un successore ( c'è un ricordo della Nemesi storica). La "coscienza familiare", che tende sempre all'equilibrio, si fa carico delle persone escluse e dimenticate dalla famiglia stessa ( a seguito di emarginazione sociale, menomazioni fisiche o mentali,carcerazione, omosessualità, emigrazione, scelte religiose, morte precoce, nascita non riconosciuta ) e ha come scopo quello di “reintregare” l'escluso nella ricordo della famiglia, consentendogli di avere un posto e una dignità nel simbolico "cuore" della famiglia stessa.

 “Irretimento “

Pertanto Hellinger afferma che se un predecessore ( un membro della famiglia ) è escluso o dimenticato dalla famiglia stessa, nel sistema agisce una pressione – la coscienza collettiva per lo più inconsapevole - affinché un successore se ne faccia carico e ne difenda il ricordo e il diritto, andandosi ad identificare con lui/lei, a volte riprendendone il destino ( ripercorrendone la malattia, le difficoltà di vita o anche la morte ). Hellinger parla allora di "irretimento" che si manifesta nelle forme concettuali di “ti seguo nel destino”; “vado io io al tuo posto”; “ voglio espiare la tua colpa” ( vedi in seguito ).

 “Ordine gerarchico”

Per ordine gerarchico-temporale, in una famiglia verrà sempre prima il padre e la madre, poi i figli (inclusi tutti i "non nati" o morti ) dal maggiore al minore. I genitori, i "grandi", hanno donato la vita ai figli, i "piccoli"; questo è già sufficiente perché un/a figlio/a debba rispetto verso chi lo ha generato. Ogni giudizio negativo di un/a figlio/a nei confronti di un genitore pone il/la figlio/a in condizione di superiorità rispetto a colui che gli ha dato la vita e che “viene prima” e pertanto, a seguito di ciò, il/la figlio/a si pone fuori dall'ordine, genera una disarmonia che sfocerà in un conflitto. Hellinger afferma che, rifiutando un genitore, si crea come un nodo che, invece di aiutare il/la figlio/a a slegarsi da chi lo “ha generato e preceduto”, crea un vero legame vincolante. In un certo senso “noi siamo i nostri genitori” ; accettarli significa accettare se stessi. In questo caso, il “sì” verso un padre o una madre rifiutati non è un “sì” di obbedienza ma di accettazione, che invero favorisce il distacco, aiuta a sciogliere il nodo, proprio tramite l' “inclusione” del genitore nella vita del figlio/a.

 “Amore cieco”

Il vincolo che unisce un/a figlio/a ai propri genitori è per molti versi inconscio. L'amore arcaico che unisce i figli a coloro che li hanno messi al mondo supera anche l'effettivo contatto ( un/a figlio/a può essere cresciuto da altre persone ) o i sentimenti in atto ( “accetto mia madre ma non mio padre”), in maniera invero incondizionata. Spesso un/a figlio/a manifesta il naturale e profondo amore verso i propri genitori con un amore senza condizioni ma anche “ cieco", che li spinge a copiare o a prendere su di sé il destino del proprio genitore. Questo fa sì che alcuni figli siano pronti a sacrificare la propria esistenza per coloro da cui hanno avuto la vita: pertanto Hellinger afferma che, seguendo le inconsapevoli affermazioni “vado io al tuo posto”, “ voglio espiare la tua colpa” , “ti seguo nel tuo destino”, un/a figlio/a fa ciò che gli è possibile per seguire o sostituire – spesso in un destino di fallimento, isolamento, malattia o morte – il proprio genitore.

 “Movimento interrotto”

I genitori, e specialmente la madre, donano amore, sicurezza, senso di protezione, fiducia ai propri figli e questi ultimi ne sono appagati. Ogni figlio/a dipende in maniera totale dai genitori ed in maniera particolare dalla propria madre, con la quale vige un rapporto non solo di dipendenza ma di unione simbiotica; infatti, ogni neonato non ha ancora sviluppato i propri confini e non sa distinguere tra se stesso e la propria madre. Se durante la gravidanza - o durante il parto o nei primi due anni di vita - un evento traumatico, prolungato nel tempo, crea una separazione e spezza il rapporto figlio/a-genitore, si ha il cosiddetto “movimento interrotto”. Una gravidanza portata a termine in uno stato di pericolo ( per cause quali guerra, carestia, rischi sociali, salute fisica ), piuttosto che gravi difficoltà nel parto o, ancora di più, lunghe malattie fisiche della madre o del bambino subito dopo il parto sono fonte di questo “movimento interrotto”, che culmina nella angosciante e traumatica esperienza della morte della madre durante il parto o poco dopo di questo. Chi ha subìto un tale shock ha uno schema di comportamento che lo spinge a cercare ciò che desidera ma, nello stesso tempo, evita qualsiasi possibilità per ottenerlo. Per trovare una soluzione a questo caso Hellinger fa interagire le Costellazioni con la "Holding Therapy" di Jirina Prekop.

giovedì 4 ottobre 2012

Poesia indiana

Gli ho chiesto la forza
e Dio mi ha dato difficoltà per rendermi forte.
Gli ho chiesto la saggezza
e Dio mi ha dato problemi da risolvere.
Gli ho chiesto la prosperità
Gli ho chiesto il coraggio

e Dio mi ha dato pericoli da superare.
Gli ho chiesto l’Amore
e Dio mi ha affidato persone bisognose da aiutare.
Gli ho chiesto favori
e Dio mi ha dato opportunità.
Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo
ma tutto quello di cui avevo bisogno.
La mia preghiera è stata ascoltata.

Antica poesia indiana